La polizia postale e delle comunicazioni di Bari ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere, nei confronti di G T., noto come don Gianni, ex sacerdote classe 1960, ridotto allo stato laicale dal 16 marzo 2012. E’ accusato di violenza sessuale, adescamento di minori, pornografia minorile e divulgazione di materiale pedopornografico.
Il 55enne, già arrestato lo scorso anno perché accusato di presunti abusi sessuali ai danni di un undicenne, è accusato di violenza sessuale nei confronti di cinque ragazzini di 12 e 13 anni, affidati alla sua custodia in quanto dirigente e allenatore della squadra di calcio di bambini, nonché di loro docente di lezioni private. L’arrestato consumava gli abusi sessuali all’interno della sua abitazione, luogo in cui i minori si recavano per il doposcuola; in realtà, l’uomo, abusando delle loro condizioni di inferiorità fisica e psichica e forte dell’ascendente che aveva sui bambini, li induceva a compiere e subire atti sessuali, consumati singolarmente o in gruppo; induzione che rafforzava millantando la sua qualità di sacerdote, nonché con la promessa di farli giocare al computer ed a vari giochi o sfruttando facebook, sul quale si accreditava come “amico degli amici”, inviando loro migliaia di chat, quasi tutte dal contenuto erotico e pedopornografico. In queste occasioni, li costringeva a produrre materiale pedopornografico, che veniva realizzato attraverso rappresentazioni di pornografia minorile prodotte mediante lo sfruttamento sessuale dei minori, effettuate con il telefono cellulare dell’arrestato e con una fotocamera digitale o prodotte, su sua richiesta, dagli stessi minori ed inviate all’uomo a mezzo del telefono. Il materiale veniva poi distribuito e divulgato dall’ex sacerdote sia alle stesse vittime, con l’unico scopo di metterle in competizione tra di loro e di insinuare in loro curiosità di natura sessuale, oppure ad altri soggetti, tutti minorenni. Tra le vittime degli adescamenti vi è anche una ragazzina, utilizzata dall’arrestato per ottenere materiale pedopornografico da “spendere” come esca con i bambini di sesso maschile di cui abusava e che si erano dimostrati più restii a recarsi presso la sua abitazione.