Arrestato all’alba quest’oggi Tommaso Pacilli, pregiudicato 46enne di Monte Sant’Angelo, appartenente al clan Li Bergolis, nell’operazione condotta dalla Polizia di Stato con la Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Bari e Foggia e il coordinamento del Servizio Centrale Operativo.
Pacilli deve scontare la pena residua di mesi 8 e 29 giorni di reclusione, senza sospensione, a seguito di condanna per i reati di estorsione aggravata anche dal metodo mafioso. I fatti, accertati dalle indagini, sono stati commessi nel dicembre 2010 e nel gennaio 2011 in Monte Sant’Angelo (FG) in danno di esercizi commerciali della zona.
L’arrestato è fratello di Giuseppe Pacilli, classe 1972, noto anche come “Peppe u’ montanar”, pluripregiudicato per associazione di stampo mafioso ed omicidio, già inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi del Ministero dell’Interno. Questi è noto elemento di spicco della cosiddetta “mafia del Gargano”, appartenente al clan “Libergolis” che da anni si contrappone al clan dei “Romito”.
A carico di quest’ultimo, lo scorso 4 luglio, personale della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Bari aveva dato esecuzione a un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello del Tribunale di Bari, dovendo espiare la pena di 11 anni e 4 mesi di reclusione per i reati di estorsione pluriaggravata, anche dall’utilizzo del metodo mafioso, detenzione e porto illegale di armi da fuoco; reati commessi in Monte Sant’Angelo (FG), sempre negli anni 2010 e 2011.
il provvedimento restrittivo emesso a carico del Pacilli era stato eseguito presso la Casa Circondariale dell’Aquila ove lo stesso si trovava detenuto in espiazione di pena definitiva in carcere per altra causa. Contestualmente, analogo provvedimento restrittivo era stato eseguito anche a carico del pregiudicato Matteo Pettinicchio, nato a San Giovanni Rotondo (FG), classe 1985 e residente a Monte Sant’Angelo (FG), che deve espiare la pena di anni 5 e mesi 5 e giorni 21 di reclusione per i reati di estorsione e rapina pluriaggravata, anche dall’utilizzo del metodo mafioso, commessi insieme ai fratelli Pacilli.