Sono due le Procure che indagano sulle presunte condizioni di sfruttamento dei dodici braccianti africani morti una settimana fa in un incidente stradale in provincia di Foggia mentre tornavano dal lavoro nei campi. All’ipotesi di caporalato stanno lavorando i magistrati di Foggia e Larino (Campobasso), i primi competenti perché in quel territorio è avvenuto l’incidente mortale nel tragitto tra il luogo di lavoro e il posto in cui i migranti vivevano, i secondi perché in Molise ha sede l’azienda agricola per la quale lavoravano la maggior parte delle vittime, la ditta ‘Di Vito’ di Campomarino.

I carabinieri del comando provinciale di Foggia hanno già acquisito i documenti dall’azienda, necessari a ricostruire le condizioni contrattuali di lavoro, orari e compensi, da intrecciare con le dichiarazioni rese nei giorni scorsi agli investigatori dai braccianti sopravvissuti all’incidente. Nei prossimi giorni saranno individuate le altre aziende agricole su cui svolgere accertamenti, almeno una pugliese per la quale lavoravano alcuni braccianti deceduti, e altre tre per le quali quegli stessi migranti avevano lavorato in passato. Un secondo livello dell’indagine riguarda, poi, il servizio di trasporto dei migranti sui campi.

A gestirlo, a quanto emerge, erano connazionali dei braccianti, che venivano contattati dall’azienda agricola per portare i braccianti sui campi di pomodoro. In entrambi gli ultimi incidenti mortali, quello del 4 e quello del 6 agosto, in cui sono morti quattro migranti e poi altri 12, a guidare i furgoncini erano africani, anche loro deceduti negli incidenti. Quello che le indagini delle Procure di Foggia e Larino dovranno accertare, oltre alle eventuali condizioni di sfruttamento, è il collegamento tra le aziende agricole e i cosiddetti caporali che si occupavano di reclutare manodopera. Ci sono poi le indagini sulle dinamiche dei due incidenti, per le quali i magistrati attendono nelle prossime settimane il deposito di consulenze tecniche.