Lo scorso mercoledì 21 novembre, la Polizia di Stato di Foggia hanno eseguito il decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, nei confronti di Giuseppe ALBANESE, di 38 anni, affiliato al cartello mafioso “MORETTI-PELLEGRINO-LANZA”, indagato per omicidio, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo.

L’uomo è gravemente indiziato, in concorso con un altro soggetto, dell’omicidio di mafia di Rocco DEDDA, quest’ultimo legato alla contrapposta compagine dei “SINESI-FRANCAVILLA”, freddato, il 23 gennaio 2016, con diversi colpi d’arma da fuoco all’interno della sua abitazione, nel quartiere Candelaro, ove si trovava insieme alla convivente ed al figlio di soli 4 anni.

Il grave fatto di sangue, considerata la storia criminale della vittima, è apparso sin da subito riconducibile alla cruenta guerra di mafia esplosa a Foggia dal settembre 2015, che ha visto contrapposte le famiglie “MORETTI-PELLEGRINO-LANZA” e “SINESI-FRANCAVILLA” e nel cui ambito sono stati registrati diversi tentativi di omicidio.

Le indagini, realizzate sulla base di aggiornatissime e sofisticate analisi tecniche, hanno consentito di evidenziare le responsabilità di ALBANESE come uno dei 2 killer responsabili dell’omicidio.
In pratica, sono state confrontate conversazioni e messaggi telefonici, tabulati, dati di posizionamento, immagini di telecamere, mettendo in relazione fra loro migliaia di dati, che – opportunamente ricomposti – hanno dato un quadro chiaro delle fasi esecutive del delitto e di far luce sulle dinamiche criminali e sugli assetti interni alle due compagini. L’inchiesta, peraltro, è stata corroborata, in una seconda fase, anche dalle dichiarazioni di 2 collaboratori di giustizia, che hanno consolidato il grave quadro indiziario nei suoi confronti.

Il fermo di ALBANESE è stato materialmente eseguito subito dopo il funerale di Rodolfo BRUNO – esponente di rilievo del clan “MORETTI-PELLEGRINO-LANZA”, ucciso come la scorsa settimana – al cui rito ALBANESE ha partecipato. Il fermo emesso dalla DDA di Bari è stato convalidato dal Gip di Foggia, che ha emesso, il 26 novembre, ordinanza di custodia cautelare in carcere.