Oggi, a mezzogiorno, il sindaco di Foggia Franco Landella, alla presenza di rappresentanti delle autorità civili, militari e religiose del territorio, ha deposto una corona d’alloro davanti al monumento ai Martiri Triestini -nell’omonima piazza cittadina- in occasione del “Giorno del ricordo”, istituito dallo Stato italiano nel 2004, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale del Paese. «Il messaggio che deve partire, forte e deciso, da tutti noi, in occasione delle commemorazioni di eventi così tragici, -ha detto il sindaco nel suo discorso- è quello della dura condanna delle follie commesse dall’uomo ma anche e soprattutto del comune impegno di tutti, -ciascuno con il proprio patrimonio di idee e valori, a fare rispettare i diritti intangibili dell’uomo.

Il 5 e 6 novembre 1953, tra le sei vittime della insensata violenza della Polizia Civile, formata da triestini ma guidata da ufficiali inglesi del Governo Militare Alleato, -ha ricordato Landella- c’era il 14enne studente di origine foggiana Nardino Manzi. Proprio quei morti, alcuni di destra ma anche un ex partigiano (il barese Saverio Montano) e due portuali, erano di estrazione, provenienze ed età diverse, ma erano spinti alla protesta dal comune spirito d’orgoglio nazionale e dall’aspirazione ad una patria unita. Alcuni avevano vissuto l’esodo dai territori sottratti all’Italia e sentivano ancor più forte l’amore per uno stato che superasse divisioni e schieramenti ideologici per viaggiare verso un futuro di concordia e prosperità. Questo messaggio deve assumere ancora maggior forza quando ricordiamo la tragedia delle vittime delle foibe. Non si fanno classifiche degli stermini: quel che accadde negli ultimi mesi di guerra e nel primo periodo del dopoguerra in Venezia Giulia e in Dalmazia deve suscitare orrore, al di là di ogni inaccettabile revisionismo o giustificazionismo. Oggi piangiamo le vittime dell’orrore e condanniamo l’assurda ed orribile scelta umana di risolvere i contrasti con la violenza, l’omicidio e la guerra. Contro questa insopportabile tendenza dobbiamo lavorare,  nel nostro Paese e nelle relazioni internazionali, se vogliamo davvero costruire un futuro migliore per l’uomo».

Il sindaco Landella ha anche auspicato, per le prossime celebrazioni del “Giorno del ricordo”, una maggiore partecipazione da parte della cittadinanza: «E’ triste pensare che ci possa essere minore considerazione per queste commemorazioni, rispetto ad altre che hanno trovato giusto rilievo nell’attenzione di tutti. Il prossimo anno, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, organizzeremo iniziative nelle scuole per far conoscere anche questi drammatici episodi della storia recente d’Italia, per ricordare le atrocità che la guerra, inevitabilmente, comporta e contribuire alla costruzione di una cultura della pace e della democrazia».

Oggi, a mezzogiorno, il sindaco di Foggia Franco Landella, alla presenza di rappresentanti delle autorità civili, militari e religiose del territorio, ha deposto una corona d’alloro davanti al monumento ai Martiri Triestini -nell’omonima piazza cittadina- in occasione del “Giorno del ricordo”, istituito dallo Stato italiano nel 2004, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale del Paese. «Il messaggio che deve partire, forte e deciso, da tutti noi, in occasione delle commemorazioni di eventi così tragici, -ha detto il sindaco nel suo discorso- è quello della dura condanna delle follie commesse dall’uomo ma anche e soprattutto del comune impegno di tutti, -ciascuno con il proprio patrimonio di idee e valori, a fare rispettare i diritti intangibili dell’uomo.

Il 5 e 6 novembre 1953, tra le sei vittime della insensata violenza della Polizia Civile, formata da triestini ma guidata da ufficiali inglesi del Governo Militare Alleato, -ha ricordato Landella- c’era il 14enne studente di origine foggiana Nardino Manzi. Proprio quei morti, alcuni di destra ma anche un ex partigiano (il barese Saverio Montano) e due portuali, erano di estrazione, provenienze ed età diverse, ma erano spinti alla protesta dal comune spirito d’orgoglio nazionale e dall’aspirazione ad una patria unita. Alcuni avevano vissuto l’esodo dai territori sottratti all’Italia e sentivano ancor più forte l’amore per uno stato che superasse divisioni e schieramenti ideologici per viaggiare verso un futuro di concordia e prosperità. Questo messaggio deve assumere ancora maggior forza quando ricordiamo la tragedia delle vittime delle foibe. Non si fanno classifiche degli stermini: quel che accadde negli ultimi mesi di guerra e nel primo periodo del dopoguerra in Venezia Giulia e in Dalmazia deve suscitare orrore, al di là di ogni inaccettabile revisionismo o giustificazionismo. Oggi piangiamo le vittime dell’orrore e condanniamo l’assurda ed orribile scelta umana di risolvere i contrasti con la violenza, l’omicidio e la guerra. Contro questa insopportabile tendenza dobbiamo lavorare,  nel nostro Paese e nelle relazioni internazionali, se vogliamo davvero costruire un futuro migliore per l’uomo».

Il sindaco Landella ha anche auspicato, per le prossime celebrazioni del “Giorno del ricordo”, una maggiore partecipazione da parte della cittadinanza: «E’ triste pensare che ci possa essere minore considerazione per queste commemorazioni, rispetto ad altre che hanno trovato giusto rilievo nell’attenzione di tutti. Il prossimo anno, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, organizzeremo iniziative nelle scuole per far conoscere anche questi drammatici episodi della storia recente d’Italia, per ricordare le atrocità che la guerra, inevitabilmente, comporta e contribuire alla costruzione di una cultura della pace e della democrazia».