Giovanni Caterino, 38 anni, e Luigi Palena, 48 anni, entrambi di Manfredonia ritenuti vicini al clan Li Bergolis, sono le due persone arrestate dai Carabinieri su disposizione della magistratura barese nell’ambito dell’indagine sul quadruplice omicidio compiuto il 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis. In realtà il 38enne Giovanni Caterino è accusato di concorso nel delitto, aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose, detenzione e porto delle armi usate nell’agguato, mentre per Luigi Palena c’è la detenzione di altre due armi che sarebbero servite per ammazzare un altro esponente del clan rivale Romito.
L’omicidio, come spiegato durante la conferenza stampa dei Carabinieri, sarebbe maturato nell’ambito della guerra tra i clan Romito e Li Bergolis per il controllo dei traffici illeciti in territorio garganico. Dalle indagini della Dda di Bari è emerso che il 38enne, che aveva subito un tentativo di agguato nel febbraio 2018, aveva deciso di vendicarsi e già nei giorni precedenti la strage, aveva studiato le abitudini del boss Mario Luciano Romito, obiettivo dei killer, pedinandolo fino alla mattina dell’omicidio. Avrebbe condotto i killer sul luogo del delitto al volante della sua vettura, seguita a breve distanza dall’auto dei sicari, almeno tre. Gli accertamenti tecnici hanno consentito di ricostruire l’esatta dinamica dell’agguato, fino alla fuga dei killer a 176 km/h.
Nell’agguato rimase ucciso anche il cognato del boss Romito, Matteo De Palma, di 44 anni. Il commando aprì il fuoco con kalashnikov e fucili a canne mozze. Per Romito e il suo autista non ci fu scampo, e la pioggia di proiettili non risparmiò due innocenti: i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, uno ucciso appena uscito dall’auto e l’altro rincorso prima che potesse scappare. I due fratelli, che stavano controllando i loro terreni, come facevano quasi ogni mattina, furono uccisi o perchè considerati testimoni scomodi o perchè scambiati per uomini del boss.