Le fiamme potrebbero essere partite accidentalmente da una stufa costruita artigianalmente, con un secchio di ferro al cui interno venivano bruciati pezzi di legno.
L’unico modo per scaldare la baracca. C’è anche questa tra le possibili cause dell’incendio divampato, ieri mattina, in un campo nomadi nelle campagne di Stornara, che ha provocato la morte di due fratellini bulgari: Birka di 2 e Christian di 4 anni. L’ipotesi è al vaglio degli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire la terribile tragedia, ma resta in piedi anche la pista dolosa. Nelle ultime ore, i Carabinieri hanno ascoltato una quindicina di stranieri, tra bulgari e romeni, residenti nella baraccopoli. Con molta probabilità, questa mattina sarà disposta l’autopsia sui corpi dei due bambini, trovati carbonizzati all’interno di uno degli alloggi di fortuna presenti nel capo rom, privo di acqua, luce e gas.
Al momento, si apprende da fonti investigative, non sono state emesse informazioni di garanzia, in attesa di conoscere l’esito degli accertamenti dei vigili del fuoco. Secondo la ricostruzione, quando è divampato l’incendio, i due fratellini erano soli nella baracca. Il loro padre, un 27enne, stava lavorando nei campi, mentre la madre di 20, si era allontanata momentaneamente.
Le fiamme si sono sviluppate nel giro di pochissimi secondi, avvolgendo rapidamente la casetta in legno, composta da quattro moduli abitativi. In base a quanto emerso dalle prime indagini, il terreno su cui sorge l’insediamento sarebbe di proprietà di una famiglia di pregiudicati locali. Intanto, per lunedì mattina, è stato convocato il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, che si riunirà alla Prefettura di Foggia. Nel corso dell’incontro si discuterà della situazione emergenziale del campo, dove tuttora vivono più di mille persone, in condizione disumane.