Fa ancora discutere l’evasione del boss della mafia garganica, Marco Raduano, 39 anni, dal carcere di Nuoro. L’uomo, che scontava la sua pena a 19 anni di reclusione, avrebbe studiato la fuga nei dettagli mentre emergono particolari che fanno pensare ad una azione concepita forse con l’aiuto di qualcuno. Raduano, secondo i sindacati del personale di polizia penitenziaria, avrebbe intuito le falle di un sistema aggravato da carenze di organico, e potrebbe essere stato aiutato da qualcuno all’esterno, riuscendo ad allontanarsi alla svelta da Badu ‘e Carros in due ore di buco prima che la sorveglianza si accorgesse della sua assenza. Ancora, il boss foggiano sarebbe riuscito a procurarsi la chiave per uscire dal reparto di Alta Sicurezza del carcere per arrivare al muro di cinta, calarsi di sotto con diverse lenzuola annodate e fuggire indisturbato. Sapeva dove erano custodite le chiavi del portone blindato e ha avuto il tempo di provarne una prima di trovare quella giusta. Dettagli che hanno spinto la Procura di Nuoro ad aprire un fascicolo d’inchiesta per far luce sull’evasione e il Ministero della Giustizia ad avviare un’indagine interna. Secondo i sindacati, ed in particolare l’Osapp Nuoro, «nel reparto dell’Alta sicurezza del carcere dove ci sono circa 30 detenuti appartenenti alla criminalità organizzata pugliese, calabrese, campana e siciliana, c’è un solo agente di guardia e nella sala dove sono custodite le chiavi e le telecamere della regia non c’è nessuno, il posto è scoperto. Questa è la prima falla che si è rivelata decisiva per la fuga di Raduano». Anche Uilpa Polizia Penitenziaria incalza: «Non basta la videosorveglianza se non supportata da intelligenza artificiale e, soprattutto, se nessuno può badare ai monitor o deve controllarne decine mentre si occupa di innumerevoli altre incombenze». Ora è caccia all’uomo in tutto il Nuorese, ma i controlli sono stati intensificati anche nei porti e negli aeroporti della Sardegna.