Due colpi di fucile, esplosi da distanza ravvicinata, che hanno raggiunto la vittima al volto ed al torace. Così è morto Salvatore Prencipe, il 59enne boss della mafia foggiana, ucciso sabato sera in un agguato in viale Kennedy, alla periferia di Foggia.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’omicidio è avvenuto intorno alle 21. L’uomo, da poco uscito di casa, si trovava all’interno di un’auto in sosta, probabilmente in attesa di qualcuno, quando il killer, a volto coperto lo ha raggiunto ed ha sparato due volte, per poi allontanarsi a piedi. Qualcuno lo aspettava pochi metri più avanti, a bordo di una Fiat Punto, con la quale sicario e complice si sono dileguati. La macchina è stata poi ritrovata, completamente carbonizzata, in via Sprecacenere, alla periferia del capoluogo dauno.

Inutili i soccorsi da parte degli operatori del 118, allertati da alcuni residenti: quando sono arrivati sul posto, la vittima era già morta. Assieme ai sanitari, sono intervenuti gli agenti della Squadra Mobile, che stanno conducendo le indagini sull’accaduto. Al vaglio le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della zona, mentre i poliziotti hanno già eseguito una decina di esami Stub, nei confronti di pregiudicati, per rilevare la presenza di tracce di polvere da sparo.

L’attività investigativa si sta inevitabilmente concentrando negli ambienti della malavita locale. L’uomo era ritenuto un “pezzo da 90” della “Società foggiana”, tra i vertici dello storico clan Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, in lotta con le batterie dei Moretti-Pellegrino-Lanza e dei Sinesi-Francavilla per il controllo dei traffici illeciti sul territorio.

Dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa e spaccio di droga, Salvatore Prencipe era tornato in libertà nel 2015. Il 21 settembre del 1999, era già scampato ad un agguato, compiuto sempre a Foggia, in via Fania, quando due persone in moto spararono all’impazzata contro l’uomo ed altri due pregiudicati che erano con lui. I tre rimasero miracolosamente illesi, ma un proiettile vagante uccise un innocente: il pensionato di 62 anni, Matteo Di Candia, che stava festeggiando il suo onomastico nel bar sotto casa.