
Quasi 43 anni complessivi di carcere a carico di cinque imputati tutti ritenuti coinvolti nell’omicidio di Giambattista Notarangelo, il 46enne di Vieste ucciso la sera del 6 aprile del 2018 alla periferia della cittadina garganica, in località Palude Mezzane. Per quelle che furono le ricostruzioni, l’omicidio fu compiuto perchè la vittima avrebbe sottratto sostanze stupefacenti agli spacciatori del gruppo rivale e per non aver riconosciuto il ruolo di leader dell’ex boss Marco Raduano. Dopo tre ore di Camera di Consiglio il Gup del Tribunale di Foggia, Francesco Vittorio Rinaldi. Gli imputati sono Michele Notarangelo, i collaboratori di giustizia Orazio Coda e Danilo Pietro Della Malva, Marco Raduano, l’ex boss attualmente pentito e Michele Lapacciana. Gli ultimi due, Raduano e Lapacciana, sono accusati di concorso nella ricettazione delle armi e di favoreggiamento. Stralciata invece la posizione di un sesto indagato perché nel frattempo deceduto in un agguato di mafia. Vent’anni di carcere è la pena inflitta a Michele Notarangelo, per il quale la Direzione Distrettuale Antimafia aveva inizialmente richiesto l’ergastolo. Nove anni e sette mesi di reclusione per Orazio Coda e Danilo Pietro Della Malva, 3 anni per Marco Raduano e 3 anni e 10 mesi per Michele Lapacciana. Nel processo si è costituito parte civile il Comune di Vieste.