Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa della UIL FPL Foggia inerente la situazione dei lavoratori presso la “Casa Sollievo della Sofferenza”:
«Dopo mesi di incontri con la Direzione dell’Ospedale, durante i quali la UIL FPL di Foggia ha più volte evidenziato il mancato rispetto di diversi istituti contrattuali previsti dal CCNL 2019/2021 — dal mancato pagamento del saldo del sistema incentivante 2025 alla mancata applicazione dei DEP, fino all’assenza dell’indennità per malattie infettive nel periodo COVID e al mancato adeguamento al CCNL 2022/2024 — è arrivato un segnale di chiusura tanto grave quanto inaccettabile.
Il 27 novembre 2025, tramite PEC, l’Ospedale ha infatti comunicato la disdetta del CCNL Sanità Pubblica e l’intenzione di applicare, dal 1° marzo 2026, il contratto AIOP/ARIS del 08.10.2020 per tutto il personale del comparto. Una scelta che comporterebbe una drastica riduzione delle tutele e dei diritti acquisiti dal personale. Per queste ragioni, la UIL FPL di Foggia ha immediatamente proclamato lo stato di agitazione, avviando tutte le iniziative sindacali e legali previste dall’ordinamento. Questa mattina, nel salone conferenze di Casa Sollievo della Sofferenza, gremito come mai prima, la UIL FPL — insieme alle altre organizzazioni sindacali e ai rispettivi legali — ha avviato la raccolta dei mandati per il deposito dei decreti ingiuntivi, iniziativa che sarà replicata anche nella giornata di domani. Sono già programmate ulteriori azioni a tutela dei lavoratori e dell’Ospedale, un presidio storico fondato da un Santo, che deve continuare a garantire servizi di qualità e condizioni di lavoro dignitose. Il mantenimento del CCNL Sanità Pubblica rappresenta una linea rossa non oltrepassabile.
Il Segretario Generale della UIL FPL di Foggia, Dott. Luigi Giorgione, dichiara: «Siamo di fronte a un atto gravissimo che mette a rischio diritti fondamentali conquistati in decenni di lotte. Non permetteremo che il personale venga privato delle proprie tutele. La UIL FPL sarà al fianco dei lavoratori in ogni sede, anche organizzando — se necessario — una marcia su Roma, fino a Piazza San Pietro. La Santa Sede, proprietaria dell’Ente, deve ascoltare il grido di disperazione dei lavoratori e intervenire per garantire una gestione rispettosa della loro dignità».
