Erano pronti ad uccidere Antonio Fratianni, un imprenditore edile foggiano, un progetto omicidiario peraltro ammesso e che proprio a causa della confessione ha portato ad una riduzione delle condanne, passate dai 47 anni di carcere inflitti in corte d’assise, a Foggia, ai 30 nel processo d’Appello a Bari. Tra i cinque condannati, uno dei boss foggiani, Emiliano Francavilla, per il quale la pena scende da 12 anni a 8 anni e 8 mesi. Cinque anni e 2 mesi sono stati invece inflitti al genero, Giovanni Consalvo, 6 anni e 8 mesi per Giuseppe Sonnino, 4 anni e mezzo per il 68enne Mario Lanza e 5 anni per il figlio, Antonio Lanza. Il progetto omicidiario fu sventato dalla Squadra Mobile di Foggia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia: attraverso le intercettazioni riuscirono ad evitare l’agguato, programmato per la sera del 22 giugno del 2022 all’uscita del casello autostradale Foggia Sud della A 14, dove Fratianni era atteso di rientro da Brindisi. I cinque, arrestati un mese dopo, avevano peraltro installato un gps sull’auto dell’imprenditore, a sua volta sospettato di aver sparato e ferito gravemente pochi mesi prima, in un’abitazione di Nettuno, dove stava scontando gli arresti domiciliari, Antonello Francavilla, considerato uno dei boss della mafia foggiana, e suo figlio minorenne.

Fu proprio Emiliano Francavilla, nel corso di una delle udienze del processo d’Appello, ad ammettere il progetto di uccidere Fratianni per vendicare il grave ferimento del nipote. L’imprenditore, come detto, è parte offesa nel processo contro i 5 foggiani ma imputato in un altro processo, in corso a Velletri, dove risponde di tentato duplice omicidio. Per la DDA di Roma Fratianni provò ad uccidere Antonello Francavilla per evitare la restituzione di danaro ricevuto dal clan, accusa che l’imprenditore respinge, sostenendo di essere vittima di ricatto da parte di Antonello Francavilla, che avrebbe preteso invece un milione di euro, oltre ad un appartamento ed un locale commerciale.