Le macchie di sangue sono ancora lì, a raccontare la tragedia consumatasi nella notte. Quelle stesse macchie di sangue che aveva addosso ai suoi abiti colui il quale è ritenuto il presunto autore dell’uccisione di una donna di 46 anni, Hayat Fatimi, di origine marocchina, assassinata a coltellate a Foggia la notte scorsa in vico Cibele, una delle vie del centro storico del capoluogo dauno. L’uomo, regolare sul territorio ma senza fissa dimora, dopo diverse ore è stato rintracciato dagli investigatori a Roma, dove a quanto pare era fuggito dopo aver presumibilmente ucciso Hayat Fatimi, la sua ex compagna. I due avevano avuto una burrascosa relazione, finita male. E proprio dall’interruzione di quel rapporto sentimentale è nato l’incubo per la 46enne, da tempo residente a Foggia, dove lavorava come cuoca in un ristorante. Hayat Fatimi ha trovato la morte in piena notte, accoltellata dopo aver lanciato urla nel tentativo di farsi aiutare. Quelle stesse disperate urla, giunte intorno all’una, che hanno attirato l’attenzione dei residenti, i quali hanno allertato le forze dell’ordine. Al momento dell’arrivo della Polizia, che indaga sul fatto, per la donna non c’era già più nulla da fare. L’ex compagno della vittima da quanto si è appreso era stato denunciato dalla stessa donna. In seguito a quella denuncia era scattato il divieto di avvicinamento. Ad aprile scorso la vittima aveva deciso di rivolgersi al centro antiviolenza “Telefono donna” per chiedere aiuto. Furono proprio le operatrici del centro a convincerla di denunciare e a consigliarle di allontanarsi da Foggia per trovare rifugio presso una struttura protetta. Invito che tuttavia fu respinto. A giugno, invece, il centro antiviolenza avrebbe inviato una relazione alle forze dell’ordine da cui emergeva l’alto rischio di femminicidio. Il 23 luglio la donna si è nuovamente rivolta al centro antiviolenza, dicendo di essere pedinata dall’uomo.
Fino a quella data, però, per quanto afferma il centro antiviolenza, nessuna misura cautelare sarebbe stata emessa. Fonti investigative, invece, sottolineano che l’uomo era destinatario di una misura cautelare. Poi la maledetta notte, la scorsa, le urla di disperazione nel tentativo di schivare l’appuntamento con la morte, sopraggiunta a due passi dall’abitazione, un pianterreno di vico Cibele, dove la donna stava rientrando.
