Una celebrazione per non cancellare la memoria di chi, con coraggio, non si è piegato alle logiche della mafia e alle estorsioni. Foggia ricorda Giovanni Panunzio, l’imprenditore edile che disse no al racket, rifiutandosi di pagare una tangente di 2 miliardi di lire. Fu assassinato la sera del 6 novembre 1992 in via Napoli, mentre, a bordo della sua auto, faceva rientro a casa dopo aver assistito ad un’accesa seduta del consiglio comunale in cui si discuteva di piano regolatore. Stamane, nella piazza che ospita la sua stele, concessa dal Comune di Foggia ad un privato che lì ci gestisce un parcheggio, la cerimonia. Proprio quella concessione, unitamente all’inagibilità della sede che ospita l’associazione dedicata all’imprenditore ammazzato, è tema di polemiche per qualche familiare.
Trentatrè anni non hanno cancellato il dolore dei figli, a cominciare da Lino Panunzio. Col papà viveva in simbiosi.
Alla cerimonia, oltre alle istituzioni civili e militari, ha preso parte anche don Antonio Coluccia, il prete antimafia vittima due anni fa di un agguato a Roma.
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