Un filo invisibile che unisce le detenute del carcere di Foggia agli anziani ospiti di una casa di riposo. Un foglio, una penna e una storia da raccontare. E’ nato così il dialogo delicato e profondo tra donne della casa circondariale di Foggia e alcuni anziani della casa di cura “Maria Grazia Barone”. Un rapporto epistolare per un progetto semplice ma forte, che unisce due mondi apparentemente lontani ma vicini nella comune esperienza della fragilità. L’iniziativa si inserisce in un percorso più ampio di attività promosse, durante l’estate, da una volontaria dell’istituto penitenziario foggiano, Annalisa Graziano con la collaborazione di don Fernando Escobar e della comunità di Sant’Egidio di Foggia e con il sostegno di Csv. Le donne detenute hanno scritto le prime lettere, affidando a quegli scritti le loro storie, il loro dolore per la lontananza dai propri cari ma anche il desiderio di riscatto, la ricerca di senso e di futuro. Quelle lettere i volontari le hanno lette agli anziani, che hanno ascoltato commossi e poi risposto raccontando i loro ricordi di gioventù, esperienze di guerra e consigli da trasmettere a chi oggi vive una forma di solitudine dolorosa. Lo scambio, intenso, autentico e commovente, ha generato un’inaspettata forma di cura reciproca. Parole che diventano un ponte, lettere che si trasformano in carezze che liberano e legami rigeneranti per trasformare la solitudine e il dolore in condivisione e speranza.