Il timore è che si sia riavviata la guerra di mafia. La possibilità che l’uccisione del 38enne Leonardo Ricucci, il cui corpo è stato ritrovato dai Carabinieri in un’auto, una Jeep nera, nei pressi di una masseria alla periferia di Monte Sant’Angelo, sia da inquadrare in un regolamento di conti, è al vaglio di investigatori ed inquirenti. Sul fatto indagano gli uomini dell’Arma, al momento coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia. Tuttavia l’indagine non è da escludere che presto possa passare alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ipotesi che avvalorerebbe l’idea che l’omicidio possa essere inquadrato nell’ambito della criminalità organizzata del posto. Leonardo Ricucci era cugino di secondo grado di Pasquale Ricucci, un boss della zona, ammazzato l’11 novembre del 2019. La storia criminale di quest’ultimo parla di trascorsi nel clan Libergolis-Miucci-Lombardone prima del passaggio, con ruoli apicali, nel cosiddetto clan degli scissionisti, Lombardi-Scirpoli-Raduano. C’è tuttavia un dato: il nome di Leonardo Ricucci, trovato morto due notti fa, non compare in alcuna indagine su mafia del Gargano e in guerre tra clan. Elemento che tuttavia non farebbe escludere a priori, per gli investigatori, il collegamento a ruggini tra clan della zona. Ricucci era molto noto a Monte Sant’Angelo: sposato e padre di due figli, lavorava come fornaio, si occupava di portare il pane nei centri limitrofi ed aveva un ruolo nei cosiddetti “Muli Bardati”, uno dei gruppi protagonisti nella sfilata verso l’Abbazia di Pulsano in occasione della festa patronale. Aveva un solo precedente, datato luglio 2013, quando fu arrestato per rissa con lo stesso Ricucci che morse un poliziotto ad un orecchio. I motivi della sua uccisione, restano tutti da svelare, così come autori ed eventuali mandanti del sesto omicidio in Capitanata dall’inizio dell’anno, il primo sul Gargano.