Un anno e otto mesi di reclusione per Marco Raduano, fuggito dal carcere nuorese di Badu ‘e Carrus il 24 febbraio 2023, e cinque anni per Salvatore Deledda, agente della Polizia Penitenziaria in servizio nella stessa struttura carceraria, accusato di corruzione aggravata.

Sono queste due delle richieste di condanna più pesanti, tra quelle avanzate nell’ambito del processo, celebrato a Cagliari, per la spettacolare evasione dell’ex boss della mafia garganica. Quattordici in totale gli imputati, tutti coinvolti a vario titolo, nella rete di complici che avrebbe favorito la latitanza di Raduano, terminata dopo circa un anno e mezzo, quando venne arrestato in Corsica.

Dopo la cattura, l’uomo diventò collaboratore di giustizia, rivelando agli inquirenti i nomi dei suoi fiancheggiatori.

Oltre al vecchio boss e all’agente penitenziario, il Pubblico Ministero Danilo Tronci ha chiesto per altri dieci imputati pene comprese tra gli otto mesi ed i sette anni di reclusione.

In base alla tesi della Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari, la rocambolesca fuga di Raduano, calatosi dalle mura del carcere con delle lenzuola annodate, e ripresa dalle telecamere di sicurezza della casa circondariale, fu possibile solo grazie ad una rete di appoggi esterni, fornita da soggetti inseriti nel sistema penitenziario. In particolare, l’agente Deledda – secondo l’accusa – avrebbe garantito supporto logistico al boss, aiutandolo a fuggire, in cambio di denaro.

Delle quattordici persone a processo, dodici hanno scelto il rito abbreviato e solo due quello ordinario, tuttora in corso dinanzi ai giudici del Tribunale di Nuoro.