Spunta un testimone dell’omicidio di Hayat Fatimi, la marocchina di 47 anni assassinata la notte del 7 agosto scorso mentre faceva rientro nella sua abitazione di vico Cibele dopo aver terminato il suo turno di lavoro come cuoca in un ristorante cittadino. Per quel femminicidio è accusato il suo ex compagno, un 46enne suo connazionale, Tariq El Mefeddel, residente in Italia con regolare permesso di soggiorno e fermato all’indomani dell’uccisione della donna a Roma. Il pubblico ministero Vincenzo Maria Bafundi ha chiesto al giudice delle indagini preliminari l’interrogatorio del testimone alla presenza dell’indagato e del suo legale difensore, unitamente all’incidente probatorio utile a cristallizzare la prova prima del processo. Il pm ha anche disposto accertamenti su 3 telefonini, uno sequestrato all’indagato, altri due dispositivi ritrovati dalla polizia accanto al corpo della donna e nei pressi della sua abitazione. Vittima e presunto killer avevano una relazione, troncata da Hayat Fatimi ad agosto del 2024: per quelle che sono le ipotesi accusatorie, l’uomo non avrebbe mai accettato la fine di quella relazione sentimentale, perseguitando l’ex compagna spesso presentandosi sia sotto casa che sul luogo di lavoro della cuoca. Non sarebbero mancate nemmeno le minacce di morte. Hayat Fatimi si era rivolta ad aprile scorso all’associazione “Telefono Donna” e in seguitò denunciò il connazionale, ricercato da 10 giorni al momento dell’omicidio con l’accusa di atti persecutori. Tra le prove che incastrerebbero Tariq El Mefeddel anche una telefonata della stessa Hayat Fatimi in quella maledetta notte: chiese aiuto, telefonando alla polizia, dicendo di essere seguita da un cittadino marocchino con divieto di dimora a Foggia. Una disperata richiesta di aiuto che non bastò ad evitarle l’appuntamento con la morte.