«L’Amministrazione comunale ha svolto numerosi incontri e riunioni in prefettura sulla vicenda del cosiddetto ghetto dei bulgari, un accampamento dove circa 800 cittadini di etnia rom vivono in condizioni igieniche disastrose. Nel corso degli ultimi mesi sono stati anche ascoltati il parere dell’ambasciatore bulgaro in Italia, delle assistenti sociali del Servizio Politiche Sociali, del presidente del Tribunale per i minori di Bari e delle varie associazioni prima di giungere alla decisione di provvedere allo sgombero dell’area, accogliendo, tra l’altro, la richiesta degli occupanti, che spontaneamente abbandoneranno la zona entro il 15 settembre, ovvero al termine della stagione dedicata alla raccolta dei prodotti agricoli. Fatti, non le solite chiacchiere morte che in queste circostanze fanno da cornice a situazioni emergenziali, dietro cui si nascondono i soliti speculatori che non si chiedono, ad esempio, in quali condizioni lavorino i cittadini bulgari nelle campagne vicine al ghetto.
Abbiamo notato con piacere che una associazione che vive realmente e quotidianamente la situazione relativa ai campi rom che sorgono nelle campagne, come l’Opera Nomadi, abbia apprezzato l’impegno assunto da questa Amministrazione comunale per risolvere una questione che si trascinava da anni, ma che è balzata all’attenzione dei più solo a seguito della tragica morte di un ragazzo di 20 anni avvenuta nel ghetto nello scorso mese di dicembre. Un ringraziamento sincero e non di circostanza va evidentemente dato all’Opera Nomadi ed al suo presidente, Antonio Vannella, per il contributo fornito nella risoluzione del problema. Una associazione che a differenza di altre -che di tanto in tanto aprono il libro dei sogni proponendo soluzioni di difficile applicazione- è realmente a conoscenza della drammatica situazione esistente.
L’Amministrazione comunale è dovuta quindi correre ai ripari per sgomberare un ghetto sorto circa dieci anni fa, di cui nessuno parlava e in molti facevano finta di non conoscere, in cui numerose persone, tra cui alcuni minori, vivono in baracche costruite con materiale contenente amianto ed in assenza delle più elementari condizioni igienico-sanitarie.
Se le Amministrazioni che hanno preceduto quella attuale fossero intervenute prima, il ghetto di Masseria Fonte del Pesce non si sarebbe sviluppato e la situazione non sarebbe divenuta così difficile».