Il Coronavirus fa scoppiare la rivolta nelle carceri di tutta Italia: Nel carcere di Foggia dove la protesta è in corso di risoluzione, i detenuti hanno divelto un cancello della ‘block house’, la zona che li separa dalla strada. Molti si sono arrampicati sui cancelli del perimetro del carcere, alcuni sono saliti sul tetto, altri hanno rotto le finestre, e all’ingresso della casa circondariale è stato appiccato un incendio, successivamente spento dai vigili del fuoco. Negli scontri con le forze dell’ordine un detenuto è rimasto ferito alla testa ed è stato portato via in barella. Feriti anche degli agenti della polizia penitenziaria.

Alcuni parenti, prima di essere allontanati, hanno cercato di far ragionare i detenuti per riportarli alla calma: “Se fate così è peggio, dovete stare tranquilli”, hanno detto loro. L’area è stata circondata da carabinieri, agenti della polizia e militari dell’esercito. Non è chiaro quanti detenuti siano riusciti o meno a guadagnarsi la fuga. Diversi evasi avrebbero tentato di impossessarsi di alcune autovetture presenti nella zona Villaggio artigiani, costringendo i titolari delle attività e i residenti a barricarsi in casa, nei locali o negli uffici. Ma la protesta ha toccato tutta la Regione Puglia.

Anche le carceri di Lecce, Taranto e Bari. Nel carcere barese la rivolta dei detenuti si è fatta sentire, nella tarda serata di ieri. I video hanno fatto il giro dei social: davanti all’ingresso dell’istituto di pena, alcuni parenti hanno bloccato la strada ed è stato necessario l’intervento degli agenti di polizia per cercare di riportare la calma almeno tra i famigliari dei carcerati. “Metteteli ai domiciliari, ma almeno sono a casa. Ci sono celle con sette persone dentro, non possono neanche respirare” hanno gridato disperate le mogli dalla strada, in Corso Alcide De Gasperi.

La protesta Ha riguardato anche il carcere di Trani, ma soltanto per poco più di due ore. Alcuni detenuti hanno fatto esplodere delle bombolette del gas e danneggiato alcune celle, ma tutto è rientrato dopo una trattativa con il comandante della Polizia penitenziaria.