Dopo oltre due anni di indagini i Carabinieri e la Polizia di Stato di Foggia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 35enne Giovanni Iannoli, considerato uno degli autori dell’omicidio di Antonio Fabbiano e del tentato omicidio di Michele Notarangelo, avvenuti a Vieste il 25 aprile del 2018.

L’assassinio di Fabbiano, che all’epoca dei fatti aveva 25 anni, avvenne alle dieci di sera, e ad agire furono due persone di cui una armata di kalashnikov e l’altra di pistola: entrambe esplosero diversi colpi. Fabbiano morì subito, Notarangelo rimase miracolosamente illeso.

Dalle analisi specialistiche eseguite dalla sezione balistica del Ris di Roma sui 14 bossoli di Ak 47 repertati sulla scena del crimine, è emersa la compatibilità dei bossoli con il fucile mitragliatore con il quale, il 21 marzo 2018, lo stesso Iannoli aveva già attentato alla vita di Marco Raduano, vicenda per la quale è stato poi condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi di reclusione, assieme al cugino Claudio. Sempre i cugini Iannoli, in primo grado, sono stati condannati a 20 anni di reclusione ciascuno nell’ambito dell’inchiesta “Agosto di fuoco”. Il 35enne è detenuto nel carcere di Siracusa anche in seguito all’indagine antimafia “Scacco al Re”. Fondamentali per l’esecuzione dell’ordinanza sono state le dichiarazioni rese dai primi collaboratori di giustizia dell’area garganica, Giovanni Surano e dall’ormai ex capo clan Danilo Pietro Della Malva che hanno illustrato la sanguinosa guerra intestina per il controllo delle attività illegali nell’area garganica costiera. Dalle estorsioni agli locali imprenditori turistici, ai reati contro il patrimonio e la persona, al traffico anche internazionale degli stupefacenti.