Venti misure cautelari di cui undici in carcere, quattro ai domiciliari, un divieto di dimora nella provincia di Foggia, quattro misure interdittive dell’esercizio di attività imprenditoriali nonché provvedimenti di sequestro preventivo finalizzati alla confisca per oltre cinque milioni di euro quale profitto illecito conseguito. E’ questo il bilancio dell’operazione “Farmghosters”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia ed eseguita dai finanzieri della Compagnia di Cerignola e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo dauno.

Indagati imprenditori, professionisti e funzionari pubblici per le ipotesi di reato di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento indebito di erogazioni pubbliche, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, peculato, riciclaggio, falso in atto pubblico, contraffazione di sigilli e traffico di influenze illecite. Due i filoni d’indagine: il primo attiene un’ingente truffa previdenziale ed assistenziale, con centinaia di falsi braccianti agricoli e sussidi indebitamente percepiti per diversi milioni di euro; il secondo è teso a favorire, dietro pagamento di somme di denaro, l’ingresso nel territorio nazionale di extracomunitari mediante fittizie assunzioni lavorative.

Nella prima indagine è stata individuato un articolato sodalizio criminale con struttura piramidale avente base a Cerignola, che avrebbe perpetrato per anni una frode previdenziale ed assistenziale milionaria. Attraverso quattro società “fantasma” operanti nel settore agricolo sarebbero stati assunti nel corso del tempo 647 falsi braccianti agricoli per poi richiedere e percepire indennità previdenziali ed assistenziali per oltre 2 milioni di euro.

A seguito di una segnalazione dell’I.N.P.S. scaturita da un’ispezione, i finanzieri hanno documentato l’inattendibilità e la non rispondenza al vero delle dichiarazioni dei lavoratori. Sono quindi state avviate approfondite indagini che hanno permesso di individuare un imprenditore del basso tavoliere ritenuto al centro della maxifrode. Grazie alla collaborazione attiva di un consulente fiscale e del lavoro sarebbero state create imprese agricole “fantasma”, cioè esistenti solo sulla “carta”.

Durante le indagini, come detto, è emerso un secondo filone investigativo: il gruppo avrebbe infatti utilizzato società fittizie per agevolare l’ingresso di cittadini extracomunitari a fronte di assunzioni fasulle. Attraverso ulteriori società agricole “fantasma”, gli indagati avrebbero richiesto l’assunzione di 337 lavoratori extracomunitari garantendo agli extracomunitari il rilascio del visto di ingresso in Italia per motivi di lavoro a fronte del pagamento di una somma di denaro, pari a circa 3.000 euro a persona. Al centro del meccanismo un imprenditore agricolo cerignolano in concorso con 9 procacciatori, sia italiani che extracomunitari. Anche in questa indagine un ruolo centrale sarebbe stato ricoperto da un consulente fiscale e del lavoro.