“Unica e peculiare tanto da essere definita ormai quarta mafia”. “Riesce a far convivere la mafia militare, feroce e cruenta, con la mafia degli affari”. E’ quanto si legge nella relazione della Commissione parlamentare antimafia sulla criminalità foggiana dopo la visita della stessa Commissione a Foggia l’8 settembre dello scorso anno. Nelle 50 pagine del documento – a firma della presidente Chiara Colosimo – si evidenzia che per molto tempo la situazione criminale nel Foggiano è stata sottovalutata “a tutti i livelli: istituzionali, politici, d’opinione pubblica e degli organi d’informazione” in maniera “colpevole o dolosa” e questo avrebbe comportato “la crescita e il radicamento della mafia”. Secondo la commissione “è necessario intervenire prioritariamente su due questioni cruciali, ovvero il rapporto tra mondo delle imprese e organizzazioni mafiose, e la forza del radicamento mafioso sul territorio anche grazie a modelli culturali basati sull’omertà e sul disprezzo delle istituzioni”. Per la commissione antimafia, si legge, “molti operatori economici traggono ragioni di convenienza dal rapporto con la mafia: anche persone perbene beneficiano di una convenienza ambientale e capovolgere questo equilibrio per rendere conveniente denunciare è l’impresa più difficile”. Alla luce di questi elementi, secondo la commissione, “è fondamentale che una strategia efficace punti sulle giovani generazioni, sul miglioramento delle loro condizioni di vita, soprattutto nelle aree più periferiche e negli ambienti più emarginati, sotto il profilo delle opportunità di lavoro e culturali”, ma soprattutto – si legge ancora – è necessario un rafforzamento delle “strutture di contrasto, aumentando non solo gli organici delle forze dell’ordine, ma soprattutto, della magistratura e del personale amministrativo”. Infine la commissione parlamentare antimafia parla comunque di una inversione di tendenza rispetto al passato, con lo Stato maggiormente presente e consapevole della forza della criminalità foggiana. “Lo spartiacque – si legge nel documento – è rappresentato dalla strage di San Marco in Lamis del 9 agosto del 2017 con l’omicidio dei fratelli Luciani, vittime innocenti: da quel momento, l’azione dell’autorità giudiziaria e delle forze di polizia è stata costante ed efficace”. Eppure, spiega la Commissione, questa premessa potrebbe non bastare: “numerosi e per nulla facili sono ancora i problemi da affrontare e risolvere a diversi livelli delle istituzioni e della società. Non è quindi possibile dare per scontato un esito definitivamente positivo dell’azione di contrasto”.